Trascrizione originale
Angelo Barbon, contadino e tirante di barconi del Sile |
Nastro
88/10
lato B
Intervista a Angelo
Barbon detto Martin, "tirante" di Villapendola, classe 1912, domenica 8 maggio 1988
Il comandaresso era Cerne
(Angelo Continetto), ma spesso venivano a chiamare i contadini per tirare
le barche sua madre e sua zia, una la chiamavano Gigia e l’altra Éta.
Elenco delle famiglie di tiranti: Caldato di Villapendola, con i figli Riccardo, Biasio, Lalo, Piero,
Nea, Marco e Genio; Marco Caldato da Porto, poi Fava detti Faonetto : figli di Candido (= Alessandro e Nini) e
figli di Daniele = Silvio.
A volte, se occorrevano dei buoi in sovrappiù, venivano
anche i Trevisin (Ugo) detti Bisetto
05:06 Via Villapendola, fa da confine tra Treviso e Silea …
infatti dall'altra parte (ovest) della strada si chiama via Tappi.
È arrivato fino allo scalo del Ponte della Gobba più di
qualche volta: vi scaricavano sacchi di farina per i pastifici.
07:15 Tempi
di percorrenza: se andava bene, da Melma a Fiera: due ore due ore e
mezzo, mentre fino al Ponte della Gobba ci volevano quattro ore e più.
Ci mettevano invece due ore per arrivare a "Porto
" [cioè subito dopo il ponticello in ferro sullo Storga].
«Co che a
tortura de e bestie, quando che e montàa d'inverno su ch'el fèro ƚà, che tante
gavéa na paura o del rumor o che se sbrissàa: ièra cose da copàrse ƚà, cose da
coparse co e bestie, parché no iera mia un pèr [un paio] soƚo, quando che
ghe ne iera poche, so na corda ghe ne iera quatro sinque pèri, [su
una corda ce n’erano quattro cinque paia] so n'antra un pèr do de manco e dopo ghe iera
che altra corda co altri do pèri, ghe iera tre corde co se fasséa na barca
pesante… ».
Appena dopo il ponticello ci sono ancora le scalinate,
sull'argine, dove scaricavano la merce: granoturco, frumento, ecc. per il
mulino ... le due scalette sono ''alla
fine del mulino" ... le barche poi (alcune) entravano sulla fossa che c'è
ad est del mulino [Mandelli], per caricare
o per girarsi.
Le scalette servivano per appoggiarvi "un
ponte" su cui camminare con i sacchi: no
ghe iera mia e gru!
11:00 Conferma che una volta, quando c'era solo mezzo ponte,
si faceva il giro per San Sgualdo (Sant’Osvaldo) sulla Callalta… questo succedeva
quando "era bocia "; (è del 1912).
«Se iera anca
un poco geòsi se dei altri vegnéa a metar e sàte in meso, parché no ghe iera
altri mèsi de ciapàr magari un franco».
Gli ultimi viaggi che ha fatto prendeva, a seconda del quintalato che c'era in barca 10 - 15
lire per paio di buoi , che pesavano anche 16 /17 quintali (se invece avevano vacche,
quattro vacche facevano come un paio di buoi).
Razza dei buoi: bruno alpina , a cui davano da mangiare
fieno … a proposito ogni frontista segava l'erba della restera; non era erba
buona per mangiare, ma solo per far èto
[lettiera in stalla], perché non era concimata,
era roba magra , stentata, «quando
che ndàimo segar ƚà iera roba da piansar, a xe che l'erba rossetta deƚa restèra; i
diséva [proverbio veneto sullo sfalcio dell'erba] "se no te sà batar e ugàr, a sbassa a testa e a te
assa passar" [se non sai battere e affilare (la falce) / (l'erba) abbassa la testa e ti lascia passare] parché no gaveva
nerbo, a xe pura foia, se ancora ghe xe un fià de aguasso [rugiada], eora a stà posàa … ma se a xe suta xe meio
torsea e ndar casa, e darghe fogo».
Loro la usavano solo per far letto.
15:20 «Na volta ghe iera
puissìa, se poéa anca bevar l'aqua [si poteva anche bere l’acqua], adesso xé sporco, tuto sporco».
Grosse difficoltà: al Vòlto
del Rombo e, di qua, era ancora peggio, al Vòlto de S.Antonin .
Di là del Sile c'era una famiglia che chiamavano el Rosso Peegrin e c'erano delle pioppe.
I barcari erano costretti, quando non ce la facevano [a superare il vòlto], ad andare di là col battello,
prendere na ciusèa [un paranco].
"Attaccavamo la corda su a ciusèa
che partìa da a barca e la portavano, sempre col battello, ai contadini che
l'attaccavano alle bestie e così facevano più forza, e un po' alla volta si
riusciva a superare il Vòlto de Sant’Antonin,
e arrivare sul dritto. Erano tutti capitomboli, parché se ingrumàimo co e corde, perché sono tre corde: e fin che
te tiri par drito tutto andava bene,
ma quando che quando cominci (a far a curva), ne hai una dietro l’altra, e le
bestie in mezzo si inciampavano, e bestie
in mèso …na triboƚassiòn, na triboƚassion … e iera guadagnàe sì che e tre paƚanche che i me dava!
18:40 Ci toccava andare piano piano; ormai le bestie
erano talmente abituate che camminando cercavano anche loro di togliersi dal
groviglio delle corde o le colpivamo noi con qualche bacchettata se non
capivano, ma erano botte che meritavamo noi.
Sarebbe stato un guaio veder le bestie magari ndàr co e gambe alte. Qualcuna si
inciampava sulla corda tesa da quelle davanti, e quelle dietro vi inciampavano.
Mai successo però che si sia scavezzata una gamba a una bestia, parché e gavéa na astussia anca e bestie -
co e iera abituàe - de sentirse sta corda su e gambe; tante volte e savéa anca ƚore de alsàr e
gambe o spostarse da na parte a ƚaltra.
20:00 Ogni 150 quintali
[trainati] "el iera un pèr" [era un paio di bestie], ma [i barcari] me ciavàa sempre qualche
sento quintài, no i iera mai giusti.
Ad esempio su mille quintali si attaccavano sette paia di
bestie: tre sulla prima corda, due sulla seconda e un paio su quella piccola.
Le corde erano chiamate prima, seconda e
a picoƚa: la terza) che andava attaccata a poppa della barca: due
sulla prua (proa) e una dietro, per
poter meglio affrontare i volti. Nella maggior parte dei casi dietro toccava a
Genio o Nea Caldato, perché loro avevano i buoi più grossi e così riuscivano a
spingerla avanti … in quel momento lì era più difficile, poi sul dritto era
tutto più facile.
21:30 Vita durissima per tutti, sulla restèra. Magari un viaggio
o due si sopportavano, ma a volte si tornava a casa e si trovava un altro
ordine … di tornare indietro un'altra volta magari quando avevamo già fatto il
secondo giro.
C’era [anche] da camminare per i campi, perché non era mica
finito [dopo aver tirato le barche] … ci aspettava l’aratro per dare il
colmo al mais; non c’erano mica macchine allora; era quello che era seccante.
Facevamo il secondo viaggio proprio se non c’era quel gran
caldo. D’estate, quando erano le nove e mezza-dieci, basta … parché dopo e tiràa tanta de èngoa cussì, e
bestie.
Al mattino partivano alle due e mezzo tre, da
Nea [dal porto di Silea] ed arrivavano a Porto alle sette e mezza, otto
… dipendeva, parché se ghe iera
aqua, se caminava via e se mancava l'aqua, a iera dura su i vòlti, parché no
ghe ne gavéimo mia uno soƚo da far.
Elenco [parziale] dei vòlti.
Lavoravamo la terra per il padre di Reggiani, l'attuale
sindaco di Treviso, che faceva il dottore al tempo della prima guerra. E prima
della [Grande] guerra la terra era lo stesso del sindaco di Treviso, ma di
Bricito (sempre sotto Villapendola).
24:15 Durante la prima guerra a Villapendola ghe iera tuti caminamenti, trincèe
[campo trincerato di Treviso]. Noi eravamo boce e correvamo su questi fossi,
che erano alti così… Un'ulteriore linea
a difesa di un palazzo c’era di
là del Sile a S. Antonino.
A volte andavamo a letto al pomeriggio, per recuperare la
sveglia mattiniera, ma a volte si saltava, se c'era il fieno fuori, o la
stagione dei lavori.
Si ritornava eventualmente a tirare ancora le barche al
pomeriggio ma quando che scumissiàa a far
pì fresco.
Quando erano sotto tiro le vacche non bevevano: via
diretti. Avevamo cinque minuti di sosta su una piarda dove la corrente
rallentava un po’: ghe ciamàimo "i
bò pissa" ed è abbastanza prima della chiesa di S. Antonino.
Il massimo che si trainava di solito, con pelo d'acqua
normale erano [barconi da] mille quintali; raramente, solo nella stagione delle
piogge, primavera e autunno quando c'era più acqua, allora potevano salire
anche con 2000 quintali, ma era raro.
Testimonianza
utilizzata
alle pagine 260-262 di
Sile: alla scoperta del fiume
Nodo a strangola-can utilizzato dai tiranti nell'attiraglio dei barconi del Sile. |
Ciape par e vache / Ferri per vacche e buoi // Ferri (ciàpe) messi sotto i piedi di vacche e buoi addetti al traino dei barconi del Sile - Propr. Angelo Barbon ''Martin'', Villapendola TV. |
La forgia Crommer's system patent, con cui Angelo Barbon ''Martin'' si fabbricava le ciape per i buoi addetti all'attiraglio dei burci del Sile (Foto scattate l' 8 maggio 1988) |
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