mercoledì 29 ottobre 2014

Ernesto Bianchetti, Cusignana di Giavera del Montello,1912, mugnaio - 2 - Battere la mola (rabbigliatura, rigatura, martellatura delle macine in pietra)

Registrata l'8 marzo 1985 - Cassetta 1985.19a+b

Trascrizione originale - contenuto - (PDF)

La rabbigliatura (rigatura della macina, battere la macina) è l'operazione più importante e difficile che il mugnaio deve compiere per garantire la perfetta macinazione del grano in un mulino tradizionale a pietra. Ernesto Bianchetti, 73 anni - ultimo mugnaio trevigiano ad utilizzare la pietra per la macina del frumento - vi provvede da solo.
Le foto sono state scattate da Camillo Pavan in concomitanza con la registrazione dell'intervista.

Testimonianza utilizzata in Drio el Sil, pagine 91-101.


Il presidente della Circoscrizione n. 8 di Treviso, Angelo Amadio,
consegna la prima edizione di Drio el Sil al mugnaio Ernesto Bianchetti,
Santa Maria del Sile, Scuola elementare Anna Frank, 1 maggio 1985.

Macina a pietra - 
Le due macine in pietra del mulino Bianchetti (peso complessivo
circa 17 quintali) con i tronchi di legno usati come leva 
per mettere in piedi senza argani el corente, la macina superiore.
Macina a pietra - 
Le due macine in pietra (palmenti) di un mulino tradizionale azionato dalla forza idraulica:
- da bianco se usate per il frumento, come in questo caso; da poenta se usate per il mais -
con i caratteristici "canali" a raggiera che permettono di convogliare all'esterno la farina.
Nel dialetto di Treviso le due mole sono chiamate: el peàl (quella in basso,
che resta ferma) e el corénte, quella sopra, che gira. 
Macina a pietra - 
Il mugnaio Bianchetti provvede a "incoƚorir el passo",
l'asse con cui stenderà sopra le macine di pietra il colore rosso
per evidenziare i punti che devono essere più "battuti".
Macina a pietra - 
Il mugnaio stende il rosso (dar el rosso),
un colore ottenuto con della terra rossa:
argilla naturale sciolta con acqua.
Macina a pietra -  rabbigliatura - 
Ernesto Bianchetti batte la mola, la macina in pietra di un tradizionale 
mulino ad acqua (a forza idraulica).


*  *  *
Chiarisce bene la funzione della battitura/rigatura della macina
(martellatura, viene chiamata nel video) l'operatore del mulino 
Marino di Cossano Belbo (CN) al minuto 00'45'' dell'intervista di Paola Sucato:
«Queste righe [...] fermano il chicco di grano 
… la pietra sotto, ferma, tende a rallentarlo, 
e quando arriva la pietra sopra lo apre…».
(battere la macina di un mulino a pietra, rigatura della macina, rabbigliatura)
Macina a pietra - rabbigliatura -
La roccia della macina di un mulino a palmenti è talmente dura
che non è raro che, durante la rabbigliatura, una scheggia
in ferro delle martelline si conficchi nelle mani del mugnaio.
Macina a pietra - rabbigliatura - 
Ponta  e marteìne 
(martello per i canali e martelline per la rigatura):
gli indispensabili strumenti della rabbigliatura.
Nell'impatto con la durezza della roccia i martelli perdono
rapidamente la loro capacità di incisione.
Per questo devono essere costantemente affilati e temprati.
E non è un caso se vicino ad ogni mulino
si 
trovasse un tempo anche la fucina di un fabbro. 

(Mulino a forza idraulica in provincia di Treviso)

lunedì 27 ottobre 2014

Ernesto Bianchetti, Cusignana di Giavera del Montello,1912, mugnaio - 1 - Dal grano alla farina

Registrata il 23 febbraio1985 - Cassetta 1985.18 a+b


Il mugnaio Ernesto Bianchetti
 con le antiche misure dei cereali in uso a Treviso
disposte davanti all'ingresso del suo mulino 
(Foto di Camillo Pavan, 8 marzo 1985) 

Ernesto Bianchetti era l'ultimo mugnaio della provincia di Treviso che nel 1985 
macinava ancora il frumento con le mole a pietra (palmenti)
Il suo mulino si trovava sul ramo della Brentella che lambisce il lato sud del Montello.
Mi ero rivolto a Bianchetti per avere conferma e cercare di capire meglio, vedendo in attività un mulino tradizionale, quanto già mi avevano detto e cercato di spiegare [cosa tutt'altro che facile, vista la mia lentezza nell'apprendere...] i mugnai Granello (Guido e Ruggero) e Carlo Torresan - di Canizzano - che avevano da tempo cessato l'attività oppure - Torresan - erano passati alla macinazione dei cereali con il più moderno sistema a cilindri.

Sintesi 
Lato A - Descrizione tecnica molto dettagliata del lavoro del mugnaio e del funzionamento di un mulino a forza idraulica.
- Prima cosa prendere in mano il grano
e controllarne la qualità
- Passaggio del grano nel buratto e nella vasca lavagrano.
- Dalla tramoggia alle macine.
- Velocità delle macine.
- Differenza fra i vari tipi di mulino a forza idraulica: di pianura (a spinta, con l'acqua dal basso) e di montagna (a ruota o a coppedel), con l'acqua dall'alto.
- Obbligo di mantenere il livello dell'acqua.
- Resa di macinazione e importanza della "battitura della mola" (rabbigliatura).
- Attriti fra mugnaio e fornaio per via della qualità della farina.

Lato B - Ingranaggio che trasforma l'energia dell'acqua in forza  per muovere le macine; suo funzionamento; giri al minuto.
- Attrezzi e operazioni per una perfetta rabbigliatura.
- Martelli e "punte" per battere la macina.
- Tipo, provenienza e peso delle macine. Macina "furlana", bresciana vera e propria, bresciana "verdona, francese (dai Vosgi).
- Durezza della macina.
- Qualità della farina integrale da lui macinata.



Testimonianza utilizzata in Drio el Sil, pagine 91-101.



Mulini del Sile - mulino idraulico -
La ruota idraulica del mulino Torresan, 
sul Sile a Canizzano/Mure nel 1985.
Prima dell'incendio era ancora attiva per 
la macinazione a pietra dei tutoli di mais.
Mulini del Sile - mulini a forza idraulica: 
El fuso, il grosso tronco in rovere (talvolta in castagno)
 che sosteneva una ruota idraulica.
Fiume Sile, ex mulino Granello a Canizzano/Mure, 1986.
Mulini a forza idraulica: 
Gli ingranaggi hanno il compito di trasmettere
la forza motrice proveniente dalla ruota (che
gira verticalmente) alla macina, che gira
orizzontalmente. Sono posti sotto il "castello" in legno
su cui poggiano le macine. (Mulino Bianchetti, 1985)

Mulino a pietra, a forza idraulica, provincia di Treviso
Mulini a forza idraulica - mulino a palmenti - 
Per estensione si chiama palmento anche la struttura complessiva, composta
dalla tramoggia nella parte superiore,
che permette al grano di scendere nelle macine in pietra, e dal
rivestimento in legno (scatolo), che circonda le mole e impedisce
alla farina macinata di sparpagliarsi convogliandola nel sottostante 

 buratto mediante dei fori posti nel tavolato (el mesà).
Mulini a forza idraulica - mulino a palmenti - 
Particolare del meccanismo che fa scivolare il grano nelle macine
con lo scuotimento del contenitore posto sotto la tramoggia per mezzo
di un bastone di legno mosso dalla macina superiore (el corente).
Mulini a forza idraulica - mulino a palmenti - 
Nel buratto avviene l'operazione finale, con la
vagliatura e selezione dei vari tipi di farina.


                                                                                     


Un'approfondita descrizione della macinazione a palmenti (cioè con le macine di pietra) si può leggere nel numero 2/2007 (anno 58) della rivista Tecnica Molitoria (Chiriottti Editori), che ripropone - con un commento iniziale di contestualizzazione a cura di Gustavo Maier - un articolo pubblicato dalla stessa rivista nel febbraio del 1955: Note pratiche di condotta e manutenzione delle macine. Practical aspects of stone milling. (PDF scaricato dal sito dell'Associazione amici del Mulino Moriena di Fenile. Ultima consultazione, 31.10.2014).

                                                                                     





Venditore ambulante - 
Camillo Pavan, con il banco di prodotti integrali e biologici 
in Pescheria a Treviso nel 1979. Sullo sfondo il suo furgone
Fiat 1100 bianco (metanizzato) .
(Foto di Aldo Pavan)




PS   Conoscevo molto bene Ernesto Bianchetti perché nel 1979 mi ero inventato l'attività di venditore ambulante di pane integrale biologico unitamente ad altri cereali integrali (non tutti biologici perché eravamo agli inizi), miele, polline e pappa reale. 
Al mulino di Ernesto andavo a macinare il grano che acquistavo da produttori di Treviso (ma una volta mi spinsi anche ad Isola del Piano da Gino Girolomoni - Alce Nero). 
Il fornaio - di cui non ricordo il nome - era sulle prime rampe della salita per Santi Angeli, sempre in territorio di Giavera del Montello.
Avevo un banco in Pescheria a Treviso al martedì e al sabato, concessomi dall'assessore socialista Attilio Giomo (senza lungaggini burocratiche ... e senza contropartite); ero presente ai mercati di Cittadella e Susegana; mi ero anche creato un piccolo giro di vendita "porta a porta".
Insomma mi ero lanciato in un settore dal sicuro avvenire ma dopo alcuni mesi - passato l'entusiasmo iniziale - mi accorsi che quel tipo di mestiere non era per me. 
E, come mi accadde altre volte nella vita, così come avevo iniziato, d'un tratto smisi.

Gelindo Bettiol, 1912, e altri barcari

Registrata il 13 maggio 1988 alla Conca di Portegrandi - Cassetta 1988.25a

Sintesi
Barcaro sul Sile per conto delle fornaci Caberlotto e Bertoli, ghiaia Barina, ecc.
Quando mancava il vento, i barcari scendevano sull'argine a tirare il barcone con la sèngia.
Caricare lo strame in barena. Necessità di alaggio/attiraglio umano.
Spiega dove finisce il Sile in laguna.
Per diminuire la difficoltà di risalire il fiume dalla valle di Veronese fino a Portegrandi, si chiudeva (abusivamente) il Businello in modo di aver meno corrente contraria.
Bisognava arrangiarsi, niente cavalli. Lo stesso avveniva a Caorle.


0:03 – Lei è nato qua? / No, a Treviso sono nato. Mi hanno portato a Casale quando avevo 2 anni – Ma non è tra i nomi dei barcari… / Come no! [Ho lavorato per] Barina, per Bertoli, Caberlotto[…] 
01:02 TRASPORTO DELLO STRAME dalle barene alla conca di Portegrandi / Dopo, quando “caricavamo di strame”, i contadini stessi tiravano le barche, le tiravano fino qua a Portegrandi / – I contadini, non voi / Anche noi: se eravamo da soli in barca, ci toccava arrangiarsi – Perché i cavalli non potevano venire? Fino a qua [alla conca] potevano venire i cavalli, e dopo basta … poi è privato [Poco chiaro … ma si parla di barche che andavano in barena a raccogliere strame] Era privato, sotto Veronese […] 
01:37 (Altra persona): Comunque, fino a Portegrandi venivano più spinte a vela, le barche. Dopo, da Portegrandi in là, avevamo i cavalli […] Quando non c’era vento ci toccava arrangiarsi e tirarle 
01:56 – Mi racconti […] dei ghebi… Com’era? Mi racconti bene / Per venire avanti con la barca saltavamo i ghebi nuotando o camminando o passando col battello che avevamo legato dietro la barca […] finché arrivavamo alla Dolza qua, in terraferma; venivamo avanti tirando la barca […] – Questo succedeva […] quando non c’era vento, in poche parole 
– Il punto preciso in cui finisce la terraferma e inizia la laguna si chiama “La Dolza”? 
Sì. 
(Altra persona): Dove c’è la bilancia grande… 
 – Dove c’è l’incontro fra l’acqua salata e quella dolce… Torcello e poi Burano 
03:06 DALLA LAGUNA VERSO LA CONCA DI PORTEGRANDI Se la barca era vuota, in qualche maniera, col crescente del mare si veniva avanti, ma se la barca era carica […] non si era capaci di venire avanti tirando e allora venivamo qua a fermare l’acqua del Businello […] che sarebbe stato proibito. 
03:31 – Come “fermare l’acqua del Businello”? / La spinta dell’acqua di quello scarico là (il Businello) che serve per cambiare l’acqua, perché non si marcisse, perché non venisse la malaria. Si veniva qua a chiuderlo, segretamente. L’acqua si fermava e in 2 ore, dalla valle dove c’è Veronese e c’era la barca, si veniva su. E quando eravamo arrivati si apriva nuovamente [il Businello] e si lasciava andare l’acqua … Generalità dell’intervistato: [Bettiol Nino] Gelindo di nome, classe 1912… 
 – Il signore qua, invece?… Parpinel (…), classe 1932 
04:22 (Barcaro Parpinel, classe ‘32): Noi da Ferrara, tutto lungo il PO, a caricare frumento per Stucky. Una volta che si andava al mulino di Stucky a VE […] si andava per tutti i fiumi, perché facevamo mercati, Padova… con le barche, perché non c’erano camion e a caricare si andava fino a Cervignano […] Tutti i fiumi, anche a Precenicco [sullo Stella], si andava a caricare anche là il frumento … andavamo a prelevarlo e lo si controllava col campione, per evitare contestazioni […] 
05:43 – Questo tratto … [barene, agenzia Veronese] era difficile da fare / A propri mezzi, bisognava arrangiarsi. […] La partenza dei cavalli era qua [a Portegrandi] 
05:57 E lo stesso da Caorle: ci toccava arrangiarsi da Caorle fino a San Gaetano / Sul Lemene si andava a Portogruaro, in Cavanella di Portogruaro a prendere le barche cariche di terra per fare il “còncime” [barche dell’armatore Vianello di Portogruaro] 
06:26 – PROVERBI/DETTI DEI BARCARI – Con lo stucco [per i burci] com’è? / “Stucco e pittura fa bella figura” / – E quella di Venezia, com’è? / “Chi vol vedar Venessia intera, istà ala mattina inverno ala sera” […] / – Perché? / Perché la secca grande del mare è d’estate [al mattino]; invece d’inverno è … alla sera, tutto al contrario 
07:18 PORTEGRANDI. APERTURA MANUALE DELLA CONCA – Quanti anni fa? / Dopo la guerra ‘15–‘18 / Come funzionava? / A mano, là c’era un verricello, a mano, con la catena, si girava… mollavi l’acqua e [aprivi] le porte. Si tirava su lo sportello, si riempiva il vaso e quando [l’acqua] era pari si apriva, a mano, così… [ per passare dall’altra parte] 
07:40 – Il verricello c’è ancora? / È lo stesso posto dove ci sono le valvole… adesso premono il bottone / – Lavoravano a mano… / A mano, a mano. Delle volte, di notte, ci arrangiavamo anche noi, quando loro [i “portinari”] dormivano / Senza chiamarli… […] 
08:11 – Quando hanno sistemato [la conca] … nel 1939, come è scritto nella lapide, hanno cambiato i massi di pietra? / Li hanno rinnovati … aggiustato, restaurato / – Hanno restaurato il più grosso, non che abbiamo rifatto tutto il vaso / No, ma lo hanno seccato [prosciugato]. Eh sì, perbacco: hanno fatto i casseri a cinquanta metri, di qua e di là. E lo stesso hanno fatto nel 1927: pulito e messo le porte in legno. Allora si andava [a Venezia] per il Cavallino. Due volte sono andato di là, io. Dopo un anno che avevo iniziato a fare il barcaiolo e…

Augusto Betteti, Sant'Angelo sul Sile 1920, s-ciopetin / armaiolo

Intervista registrata in più momenti nel gennaio del 1985 - Cassette 1985.01b, 1985.02a+b, 1985.03a+b

      Audio integrali su YouTube
(senza editing, con minutaggio del contenuto)

              Audio 1 (31:50)     Audio 2 (02:02:11)      Trascrizione originale - contenuto -


L'armaiolo Augusto Betteti, S. Angelo sul Sile, Treviso 

Sintesi  
(I link rimandano a brani dell'intervista 
presenti, con trascrizione, su YouTube)

Il suo lavoro di armaiolo.
Palude del Sile.
Nomi dei tratti di palù.
Storia della sua famiglia.
Descrizione del suo lavoro di armaiolo e del suo apprendistato nella bottega del fabbro del paese.

Testimonianza utilizzata in Drio el Sil, pagine 130-144.


24 agosto 2000. Il ricordo di Augusto Betteti
sulla Tribuna di Treviso. [Andrea Passerini - a.p.]

Sagrato della chiesa parrocchiale di Sant'Angelo sul Sile.
Preparazione del panevin. 
(5 gennaio 1985, giorno della prima intervista con Betteti)

In barca sul Sile davanti alla chiesa di Sant'Angelo TV.
Augusto Betteti e Bruno "Cicci" Bonaventura
in attesa del panevin - 5 gennaio 1985.

Panevin di Sant'Angelo sul Sile, Treviso, 1985,
visto dall'attuale parcheggio.

***

Campo di radicchio rosso tardivo di Treviso con filare di viti

di  fronte all’attuale ristorante Al Bronser, S. Angelo di Treviso (29.8.1984).



Mafalda Bertolini, Casale sul Sile 1914, fornaciaia

Registrata il 23 marzo 1988 - Cassetta 1988.03a+b

(Integrale, senza editing - Durata 36:24)




Sintesi
Ha lavorato in fornace per oltre quarant'anni.
Non aveva ancora 13 anni quando iniziò a lavorare nella fornace Schiavon. “Sartàr pière in fornàsa”, prima come garzone al “banco” della famiglia Toffolo, poi come operaia. 
Descrizione della tecnica di lavorazione delle pietre fatte a mano. 
Spiegazione del funzionamento dei “banchi”. 
Il guadagno dipendeva dalle condizioni atmosferiche. Quando pioveva non si lavorava e non si guadagnava.
Elenco delle fornaci in riva al fiume Sile attive nel 1927 quando lei iniziò a lavorare. Orari di lavoro, d’estate: al banco già alle tre del mattino.

Testimonianza utilizzata in Sile: alla scoperta del fiume, pagine 74-75


Anni '50 - Mafalda Bertolini fra le sue pietre
alla fornace Schiavon di Casale sul Sile.
(Foto g.c. da Mafalda Bertolini)