sabato 14 gennaio 2023

Giulio Boa, 1921-2003 - Baracche loc. Al Canile - Strada del Poareto, Treviso

Intervista registrata nella sua abitazione di via Radaelli a Santa Maria del Rovere il 30.10.1985.

Cassetta 1985/25a+b.

Lingua parlata: dialetto veneto di Treviso.


Contenuto (dattiloscritto originale)

Audio integrale (su YouTube)

La leggenda della trota che ride (YT, brano selezionato)


Da bambino Giulio Boa abitava in località "Al Canile" nelle baracche costruite dopo la Prima guerra mondiale per le famiglie rimaste senza tetto a causa dei bombardamenti aerei [1]. La zona era così chiamata per la presenza del canile municipale dove il padre del testimone lavorava come canicida. Le baracche si trovavano fra le attuali via Luigi Sartori a nord, Giovanni Pozzobon a ovest, Agostino Steffani a est, viale Orleans a sud.

Via Steffani era all'epoca chiamata "Strada del Poareto", nome attualmente riservato dagli anziani di Sant'Angelo e San Giuseppe al suo proseguimento oltre le sbarre del Dopolavoro Ferroviario, in destra Sile, ufficialmente via Giuseppe Benzi.

Le baracche ''Al Canile'' in uno schizzo di Giulio Boa.
(Seconda ediz. di Strada del Poareto, dic. 1987)

Le baracche "Al Canile" nel 1929 in una foto tratta da 
 Casa, città, territorio... IACP TV, 1990, p. 92.

Ragazzi delle baracche ''Al Canile'' di Treviso giocano a carte.
(Strada del Poareto (Far West Trevisan), di Giulio Boa)

Sintesi dell'intervista con link che rimandano all'audio integrale su YouTube

05:32 C’erano i fontanassi, prima del ponte Ottavi ... La SALC(e) [2] ha buttato tutti [ i rifiuti della lavorazione], là c’erano tanti di quei lucci… / – È stata la SALC ad imbonire ... prima di arrivare alle sbarre [passaggio a livello]... “a ga butà el desìo”, sia prima che dopo la guerra.

06:06 Prima del Dopolavoro Ferrovieri, a destra e sinistra, là era tutto palù, tutto imbonito con le macerie dei bombardamenti.

07:15 Prima di arrivare alle sbarre [linea Treviso Vicenza] c’era palù, e ci saranno state 90 baracche – parlo del ’29 – di sfollati dei bombardamenti [su Treviso] durante la guerra del “quindese–disdoto”... Lo chiamavano il Far West … e io sto preparando il libro “Strada del Poareto – Far West trevisan”, scritto in dialetto [3]

12:30 Avevamo fatto delle “canoe” con delle tavole, e andavamo fino ai mulini di Canizzano […] Noi siamo nati sul Sile […] Ho imparato a nuotare in una casa di contadini, i Martignon detti Marcoini che quando andavano fare il palude mi buttavano dentro al Sile.

16:06 Andavamo al patronato di San Nicolò. Era un oratorio che raccoglieva tutti i ragazzi della città … e c’era il cortile dei siori (quelli che andavano studiare al Pio X o all’Istituto Riccati) e il cortile dei poareti, cioè noi. Cortili separati...

26:08 Tutti i tombini di scarico nel Sile erano stati coperti con pietre tombali dell’epoca di Napoleone, quando là c’era il cimitero [fra il Sile, la circonvallazione e l’attuale via Steffani. Cfr. pp. 6–7 “Di acuto fiero morbo" ]. Erano tombini per lo scarico dei resti dell’uccisione dei cani del canile che venivano squartati - per vedere se avevano malattie - e poi erano portati a seppellire a Monigo con un carro.

26:52 Le baracche erano posate su sei blocchi di cemento. Avevano doppia parete di tavole con intercapedine e c’erano quelli che non avevano soldi e asportavano per bruciare la parete interna, restando con un solo strato di tavole.

36:55 Una volta, ballare era peccato, ma noi si andava lo stesso a ballare: agli “Stati Uniti” [Sant’Angelo Basso], alla Moncia [sulla strada Noalese]. Davanti al campo di aviazione [a Canizzano] c‘era una sala da ballo, sopra il bar sulla sinistra venendo da Treviso. Agli Stati Uniti c’era un bar e c’era una donna grossa che vendeva tabacco di contrabbando, perché non si trovava tabacco durante la [Seconda] guerra […] Mi ricordo che una domenica siamo andati là in dodici e non c’era niente da mangiare: abbiamo mangiato polenta fredda e mortadella! Altra sala da ballo era la “Tenda rossa” appena giù del cavalcavia a sinistra per andare a San Lazzaro e “Alla Fratellanza” [più avanti a destra lungo il Terraglio], sopra il bar.

44:15 Andavamo a rubare la frutta ai contadini lungo il Sile… e tante di quelle corse con la canottiera piena di uva … Andavamo in barca, “drio la riva”; uno stava sulla barca e gli altri scendevano a prendere pere, mele o uva. Se arrivava il padrone ci allontanavamo di corsa e saltavamo dentro la barca.

50:58 Mi sono sposato nel 1947, e a casa mia non potevo stare. C’era una stanza libera nel Lazzaretto lungo il Sile e sono andato là. Lavoravo alla TELVE, appena finita la guerra, e poco dopo essermi sposato mi hanno licenziato […]. Dopo sono andato a fare il manovale, il casoin e infine alla Camera di Commercio. Vi sono stato 28 anni; sono entrato come usciere e sono uscito con il massimo della carriera del personale esecutivo: ero il responsabile del Centro Stampa.

 

      

Giulio Boa, Strada del Poareto (Far West Trevisan)

Prima ed. di 50 copie ciclostilate in proprio, aprile 1987.

 

  

Giulio Boa, prima ed. di Strada del Poareto,

dedica autografa al curatore di questo blog.

Seconda ed. - a stampa - di Strada del Poareto, dic. 1987.
(Disegno di Francesco Franchin)
                       



Note

[1]  «A portare per la prima volta ed in modo drammatico la “vera” guerra a Treviso ci pensò una squadriglia di idrovolanti austriaci il 17 aprile 1916. Erano le 23.00 quando furono lanciate alcune bombe sulla città che uccisero 6 civili. Ma la notte di terrore non era ancora finita. Un secondo raid, infatti, colpì la città verso le 2.30 del mattino uccidendo altre 4 persone, militari che prestavano soccorso alle vittime del primo bombardamento». [Le incursioni divennero quasi quotidiane con l’assestarsi del fronte sul Piave, dopo Caporetto, tanto che...] «al termine del conflitto le incursioni su Treviso furono 32; 1526 furono invece le bombe cadute nel solo perimetro delle mura che danneggiarono i 2/3 degli edifici cittadini. Le vittime civili accertate furono 30». Mirko Sernaglia, Treviso in guerra. Le difese dai bombardamenti 1915 - 1918. Tesi di laurea, a. a. 2014-2015, relat. Bruna Bianchi, pp. 110 –112. (http://hdl.handle.net/10579/6881)
[2] La SALC [Società Anonima Lavori in Cemento], aveva sede in Via Dandolo, a San Zeno - Treviso. 

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